Rovereto e Vallagarina
Rovereto costituisce il centro principale della Vallagarina.
Sospesa fra avanguardia e tradizione, Rovereto offre a tutti i visitatori un vero e proprio tuffo nella cultura storica e contemporanea: Mart e Casa D’Arte Futurista Depero, Museo Storico della Guerra e Campana dei Caduti, Museo Civico e Palazzo Alberti.
Il cuore antico della città racchiude un museo a cielo aperto di storia medievale e veneziana, i quartieri adiacenti portano i segni dell’eredità culturale del secolo dei lumi e dell’opulenza economica lasciati dall’economica della seta.
Leggi di piùIl Presepe a Napoli
Luci, suoni, colori, immaginazione, arte, passione, tradizione.
Questa è l’atmosfera in cui si viene avvolti in Via San Gregorio Armeno a Napoli nel periodo di Natale.
In questa via famosa in tutto il mondo, ci sono i più grandi artigiani che ricreano nel presepe, tutta la magia di quei giorni e quella notte di 2000 anni fa. Il 25 Dicembre: la notte della nascita di Gesù.
Passeggiare per San Gregorio Armeno, per un napoletano è una tradizione ma per un turista che visita Napoli è una tappa obbligata.
Non solo nei giorni dell’Avvento ma anche durante tutto l’anno. Anzi, è proprio durante il resto dell’anno che è anche possibile ammirare gli artigiani che nelle loro botteghe si dedicano alla realizzazione di queste vere e proprie opere d’arte.
Quest’arte, infatti viene tramandata di generazione in generazione sempre conservando la tradizione, la cura e la passione nella realizzazione dei personaggi più legati all’evento sacro ma anche inserendo personaggi o eventi più attuali e non sempre religiosi ma che lasciano un segno non solo nel popolo napoletano ma in tutto il mondo.
Quando un personaggio contemporaneo, diventa protagonista e soggetto di una nuova statuetta del presepe profano di San Gregorio Armeno, è come se avesse apposto un sigillo al raggiungimento della sua notorietà.
Grazie alle capaci mani, fantasia, ironia di questi artigiani napoletani, i personaggi famosi diventano
pastorelli di questi moderni presepi.
Nei presepi di Via San Gregorio Armeno, potrai, quindi fare veramente un viaggio nel tempo.
Non perdetevi questa tappa.
Castello di Giomici
Il Castello di Giomici è una fortezza medievale risalente al secolo XI, costruita per l’avvistamento dei nemici e la difesa della Valle del Chiascio dagli attacchi di Perugia e Assisi nemici storici di Gubbio. Tenute in buone condizioni, ci sono 2 torri, alcune case e la chiesetta del 1154 che ospita affreschi eseguiti tra il 1200 ed il 1600, alcuni dei quali opera di Matteo da Gualdo, un bellissimo soffitto in legno e, dietro l’altare, un telaio in stile Della Robbia.
Il primo documento scritto che menziona il Castello di Giomici risale al 1160 ed è composto da una bolla imperiale di Federico Barbarossa, che assegnava la proprietà del castello di “Giomisco” a favore della signoria di Assisi ed affidandola poi 3 anni dopo ai Gabrielli signori di Gubbio. Durante il Medioevo, il castello di Giomici fu protagonista di contese armate tra Gubbio, Perugia ed Assisi.
Per il castello sono passati famosi personaggi storici, come Petruccio de Ciuccio de Villamaina che, nel 14° secolo cadde nella difesa della torre sotto attacco dei nemici. Più tardi nel 19° secolo, il bandito Cinicchia, trovò riparo rifugiandosi nelle cantine del castello, Cinicchia è conosciuto come “il Robin Hood dell’Umbria” perché rubava ai ricchi per dare ai poveri.
Il Castello di Giomici passò nelle mani della famiglia Vagni nel 1650, che ad oggi ne è ancora la proprietaria. I Vagni hanno ristrutturato il castello e le vicine fattorie preservandone le caratteristiche storiche e architettoniche. Per merito della stessa famiglia la torre di Petruccio de Ciuccio è stata restaurata nel 1944 insieme alla chiesetta al palazzo ed alle mura di cinta che la circondano.
Oggi, il castello è anche una stupenda struttura dove poter trascorrere un romantico fine settimana.
Il Bosco dei Giganti della Sila
“Chi pianta un albero pianta una speranza” recita così un verso della poetessa americana Lucy Larcom e di speranze i baroni Mollo ne hanno seminate tante, quando nel 1600 decisero di dar vita a uno dei boschi monumentali più belli d’Italia.
I Giganti di Fallistro rappresentano un patrimonio inestimabile, in termini naturalistici. Questa riserva biogenetica custodisce in prevalenza pini larici (sono circa sessanta gli esemplari) dei veri e propri monumenti: imponenti e spettacolari essi raggiungono i quarantacinque metri di altezza e un diametro di circa due metri alla base. Trovarsi al cospetto di questi secolari alberi delle meraviglie è un’esperienza indimenticabile, infatti è una tappa fondamentale per chi decide di visitare il Parco Nazionale della Sila.
Ci troviamo a Spezzano della Sila, in un’area naturale protetta, dove tutto viene lasciato in balia della natura e delle sue leggi. La Riserva dei Giganti di Fallistro (istituita nel 1987) è speciale poiché l’intervento dell’uomo è limitato: la natura fa il suo corso, gli alberi nascono, crescono e cadono senza che l’uomo ci metta mano, tutto si rigenera, seguendo il perfetto ciclo della vita. Questo bosco ultracentenario dal 2016 è un bene gestito dal FAI- Fondo Ambiente Italiano, fondazione senza scopo di lucro che si impegna per valorizzare, tutelare e salvaguardare il patrimonio naturalistico e culturale italiano.
La visita a questi giganti verdi avviene in compagnia di guide specializzate, e della responsabile FAI, Simona Lo Bianco, che raccontano i segreti di ogni albero, soprattutto quelli più anziani (alcuni raggiungono i 350 anni di età). La loro vista desta curiosità e stupore: si scorgono diversi particolari come un enorme pino laricio caduto, affettuosamente ribattezzato “pinosauro”, per la sua forma che ricorda un vecchio dinosauro. Oppure delle cavità scavate nei tronchi, dove poter entrare come se fossero delle piccole caverne, segno lasciato della slupatura, una pratica che consentiva la raccolta della resina, in passato utilizzata in cosmesi e per alimentare le fiaccole.
Non solo flora, ma anche fauna, infatti con un po’ di fortuna è possibile incontrare tra gli alberi lo scoiattolo nero calabrese (Sciurus Meridionalis), una specie autoctona di Calabria e Basilicata. Questo bosco rappresenta la tipica selva calabrese, un colonnato naturale dove poter entrare in contatto con l’anima del territorio, in un viaggio nel tempo, alla scoperta di un paradiso naturalistico, nel cuore della Calabria.
Venezia compie 1.600 anni.
Il 25 marzo del 421 è la data che segna l’origine della città di Venezia, una delle più belle località del mondo grazie alla sua laguna e ai suoi capolavori architettonici.
Tra leggenda e mito mille e 600 anni fa un carpentiere di origini greche costruì a Rialto la Chiesa di San Giacometto come ex voto, nucleo primogenito della città lagunare.
Avvenne esattamente in un’isola poco più alta delle altre, per questo chiamata Rivus Altus, oggi Rialto.
Non perdere l’occasione di visitarla con tourleaderinvenice
Prenota una visita guidata con Turistikando e con la Turistikard avrai uno sconto del 10% se prenoterai con 15 giorni di anticipo.
March 25, 421 is the date that marks the origin of the city of #Venice, one of the most beautiful places in the world thanks to its #laguna and its architectural masterpieces.
Between legend and myth a thousand and 600 years ago a carpenter of Greek origins erected the #chiesadiSanGiacometto in #Rialto as an ex voto, the first-born nucleus of the #lagunare city.
He took place exactly on an island slightly higher than the others, which is why it is called Rivus Altus, today Rialto.
Don’t miss the opportunity to visit it with tourleaderinvenice
Book a guided tour with Turistikando and with the Turistikard you will get a 10% discount if you book 15 days in advance.
Venezia – Murano – Le Vetrerie
L’affascinante storia del Vetro di Murano nasce nel 1291, quando si decise che le vetrerie di Venezia fossero trasferite a Murano. Questa decisione, che si rivelò ben presto importante per gli abitanti dell’isola di Murano, fu presa perché i forni dei laboratori a Venezia erano la causa principale di gravi incendi.
Concentrare tutte le vetrerie a Murano fu utile a Venezia per controllare l’attività dei mastri vetrai e per custodire quell’arte che l’aveva resa famosa in tutto il mondo. Gelosa della fama acquisita, Venezia obbligò i mastri vetrai a vivere sull’isola e impedì loro di lasciarla senza un permesso speciale.
Nonostante queste restrizioni, tuttavia, molti vetrai riuscirono a fuggire, portando con sé un bagaglio importante di esperienza e conoscenza artigianale ed esportando all’estero le loro celebri tecniche. La crisi più significativa che dovette affrontare il Vetro di Murano fu nel XV secolo, quando si cominciò la fabbricazione dei cristalli di Boemia. Venezia riuscì ad uscirne, grazie anche all’impiego del vetro di Murano per la realizzazione di lampadari, ancora oggi tra le opere più note ed apprezzate in vetro di Murano.
Nel 1602, il podestà, nel censire gli isolani, ricorse alla compilazione di un Libro d’Oro. L’iter per ottenere l’iscrizione era lungo e avveniva solamente mediante il consenso della Repubblica. Chi non risultava iscritto nel Libro non poteva lavorare in vetreria, non partecipava ai consigli e non usufruiva dei privilegi concessi ai cittadini muranesi.
Nel 1900, i maestri vetrai sono riusciti a seguire tendenze e mode artistiche moderne, concentrandosi ad una lavorazione del vetro di Murano perfezionata, pur rispettando la tradizione millenaria, che valorizza le opere in vetro di Murano in modo unico ed inimitabile.
Il vetro è formato da silice, che diventa liquido con elevate temperature.
E’ nel momento del passaggio tra lo stato liquido e quello solido che il vetro diventa morbido e malleabile, permettendo al vetraio di plasmarlo per creare opere uniche ed inimitabili.
L’esperienza acquisita nel tempo ha portato i mastri vetrai di Murano a scoprire che l’uso di diversi materiali durante la lavorazione fanno sì che il vetro modifichi il suo aspetto, creando degli effetti visivi singolari e suggestivi. E’ questo il caso del sodio, ad esempio, che viene utilizzato dall’artigiano per rendere la superficie di vetro opaco, oppure del nitrato ed arsenico, che vengono impiegati, invece, per eliminare le bolle. Colori, tecniche e materiali variano a seconda del risultato che il vetraio sta cercando di raggiungere.
La lavorazione del vetro di Murano viene spesso distinta in due classi: prima lavorazione e seconda lavorazione.
Rientrano nella prima lavorazione quei procedimenti che utilizzano la materia prima, ossia sabbia, soda ed altri composti, oppure il vetro grezzo, detto cotisso. Questi elementi vengono fusi in forni specializzati al fine di ottenere la miscela vitrea che successivamente viene lavorata.
Fanno parte, invece, della seconda lavorazione l’elaborazione a lume con l’utilizzo di bacchette di vetro, la vetrofusione e le lavorazioni “a freddo” quali la decorazione, l’incisione e la molatura.
Musei Reali – Torino
Ai Musei Reali di Torino è stata inaugurata la nuova Galleria Archeologica: un allestimento permanente per le opere più antiche.
Il corridoio centrale ha il compito di evocare una galleria di palazzo, dove lungo le pareti si allineano statue greche e romane, rilievi scolpiti e busti marmorei, che presentano al visitatore i caratteri salienti della rappresentazione antica: le teste-ritratto, vere immagini di propaganda dell’Antichità; le riproduzioni romane di opere celebri; le scene di banchetto sui sarcofagi, per poi culminare nella suggestiva Rotonda degli Imperatori, dove i busti dei principali personaggi della storia romana circondano il visitatore.
Ai reperti assiri, giunti al Museo nel 1847, è dedicata l’area Vicino Oriente Antico, a cui si unisce una raccolta la più ricca in Italia di testi cuneiformi e sigilli a cilindro.
All’interno della quinta sezione sulle antichità dall’isola di Cipro, è presente la maggiore collezione del Museo: conta oltre 1.000 pezzi in grado di testimoniare l’evoluzione di quello straordinario crocevia culturale lungo un arco cronologico che spazia dall’antica Età del bronzo (III millennio a.C.) alla tarda antichità (IV-V secolo d.C.).
TORINO
A partire dal 2006, anno delle Olimpiadi, la città ha dato una svolta alla propria connotazione di Città Fabbrica legata al nome della FIAT.
In vista delle Olimpiadi, infatti, ha rispolverato tutto il suo patrimonio storico, artistico e culturale riuscendo nel tempo a capitalizzare tutto il lavoro fatto e dando, finalmente un’impronta turistica alla città.
Torino, si presenta come una grande alternativa alle altre città italiane come Firenze, Roma e Venezia, con i suoi importanti musei: Egizio, Reale, Galleria Sabauda, dell’Automobile, del Cinema, la Sindone, la Mole Antonelliana solo per citarne alcuni.
La città romanica sotterranea, la Torino Liberty, la cornice della collina con la Basilica di Superga e non dimentichiamo la Reggia di Venaria sono altre importanti tappe in una visita alla città.
Torino offre talmente tanto da vedere e di emozioni da vivere che non basta visitarla una volta.
GENOVA – Lanterna e caruggi
Oggi capoluogo della Liguria ma prima ancora una delle repubbliche marinare. Dal 1099 al 1797, Genova sarà una una grande potenza navale non solo nel mar ligure ma in tutto il continente. Il suo fasto si ritrova nelle fortificazioni, nelle ville e nei palazzi.
In un intricato intreccio di misteriosi caruggi, si sviluppa il centro storico culla di un polo culturale, artistico, musicale, scientifico e universitario. E’ anche sede di importanti eventi fieristici internazionali come per esempio il Salone della Nautica.
Nella sua tradizione ritroviamo anche la buona cucina in cui padroneggia il pesto, salsa fatta a base di basilico, pinoli e olio rigorosamente liguri.
Il porto è da sempre uno dei principali crocevia non solo di merci ma anche di popoli e quindi culture diverse ma da qui sono passati anche poeti, scrittori e cantautori che hanno trovato ispirazione da un affascinante paesaggio racchiuso tra mare e montagna.
Uno dei luoghi da visitare, infatti, è la Casa dei Cantautori genovesi per comprendere come la città abbia influenzato la canzone italiana.
A Genova non c’è solo l’Acquario da visitare. Forse meno noto ma non meno suggestivo è il punto panoramico a cui si arriva con l’Ascensore Spianata Castelletto e come perdersi una visita al Museo della Lanterna simbolo della città?
Visitare Torino in 3 giorni
Torino è una città ricca di storia, cultura e gastronomia. In 3 giorni, puoi scoprire molte delle sue attrazioni principali. Ecco un itinerario di tre giorni per visitare Torino:
Primo Giorno: Esplora il Centro Storico
- Mattina:
- Inizia la tua visita con una passeggiata in Piazza Castello, il cuore del centro storico di Torino. Ammira il Palazzo Reale e visita l’adiacente Palazzo Madama, che ospita il Museo Civico d’Arte Antica.
- Poi dirigiti verso la Cattedrale di San Giovanni Battista per vedere la Sacra Sindone.
- Pomeriggio:
- Pranza in uno dei ristoranti locali. Prova le specialità piemontesi come il vitello tonnato o l’agnolotti al tartufo.
- Dopo pranzo, visita il Museo Egizio di Torino, uno dei più importanti al mondo.
- Sera:
- Cammina lungo il fiume Po e ammira il Ponte Vittorio Emanuele I illuminato.
- Cena in uno dei ristoranti lungo il fiume per assaporare la cucina piemontese.
Secondo Giorno: Arte e Cultura
- Mattina:
- Visita la Galleria Sabauda, che ospita una ricca collezione di dipinti e opere d’arte.
- Successivamente, esplora il Museo Nazionale del Cinema all’interno della Mole Antonelliana, un’iconica struttura di Torino.
- Pomeriggio:
- Pranza a Eataly, un grande mercato alimentare con ristoranti e prodotti gastronomici italiani di alta qualità.
- Dopo il pranzo, visita il Museo Nazionale dell’Automobile per esplorare la storia dell’auto italiana.
- Sera:
- Passeggia per le vie del centro e scopri le boutique di moda e le gelaterie.
- Cena in una trattoria locale e assapora piatti tradizionali come il risotto alla milanese o il brasato.
Terzo Giorno: Esplorazioni e Relax
- Mattina:
- Fai una gita fuori città per visitare la Reggia di Venaria Reale, un’imponente residenza reale a pochi chilometri da Torino.
- Esplora i giardini e ammira l’architettura barocca.
- Pomeriggio:
- Rientra in città e visita il Museo del Cinema e il Museo delle Arti Decorative.
- Goditi un po’ di tempo libero per fare shopping o gustare un aperitivo in una delle piazze principali.
- Sera:
- Per l’ultima sera a Torino, prova la pizza o altri piatti italiani in un ristorante accogliente.
- Puoi concludere la tua visita passeggiando lungo il Po o godendoti un concerto o uno spettacolo in una delle sale da concerto locali.
Questo itinerario ti permetterà di scoprire molti dei tesori di Torino in 3 giorni, ma ricorda che la città ha molto da offrire, quindi potresti voler tornare per approfondire ulteriormente la tua esplorazione.#MUSEODELCINEMA#MUSEOEGIZIO#PIAZZACASTELLO#TORINOPALAZZOREALE